In questi giorni strani, in cui rimaniamo sospesi nell’attesa di godere nuovamente delle nostre libertà, la primavera è ugualmente esplosa e prepotente ha invaso i campi, ricoperto i greti dei fiumi, le staccionate e i muretti dei giardini. I fiori, i germogli, i profumi inebrianti, colpiscono anche dietro la mascherina e rapiscono i sensi. Abbiamo il desiderio di camminare, correre in bicicletta, andare e andare fin dove ci porta il respiro per assorbire tutta l’aria che ci è mancata in questi cinquanta e più giorni, sentire il tepore del sole sulla pelle, avvertire il vento tra i capelli. Appena fuori le mura, Treviso regala la possibilità di immergersi nella natura con il percorso della Restera e la Ostiglia. Ci si può sentire un po’ Alice che apre la porticina e si immerge all’improvviso in un mondo inatteso e quasi incontaminato.
La Treviso Ostiglia è un vecchio tracciato ferroviario a cui da poco è possibile accedere comodamente da viale Montegrappa, a ovest della città, dal sottopasso della ferrovia in fondo alla strada. Il tracciato non è molto ampio, ma costeggiato da acacie, eucalipti, sambuchi, fichi e cespugli rigogliosi e nel sottobosco un letto di fragoline selvatiche, purtroppo non commestibili, fanno capolino come tante gemme preziose. Sono circa cinquantasei chilometri del vecchio tracciato che collegava il capoluogo della Marca con Ostiglia, paese sulle rive del Po in provincia di Mantova.
Lungo la strada le vecchie recinzioni in cemento sono ancora baluardo in difesa del percorso e anche protezione delle abitazioni erette negli anni. Si trova in Internet ampia “letteratura” su questo percorso ciclopedonale, ma mi piace sottolineare che si tratta di una camminata facile anche per bambini e famiglie con passeggini e raccomandare di sostare ad ammirare la vecchia stazione di Quinto che pur se abbandonata, è davvero suggestiva.
Francesca Neroni