Lorenzo da Ponte, straordinario poeta trevigiano. Il librettista di Mozart che portò l’opera lirica a New York.

Chi è Lorenzo Da Ponte? Librettista di tre grandi successi di Mozart – Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte – Emanuele Conegliano vede la luce a Ceneda (attuale Vittorio Veneto) nel marzo del 1749. Di origini ebraiche, è battezzato Lorenzo Da Ponte nel 1763 quando il padre, per sposare la giovanissima Orsola Pasqua Paietta, si converte insieme ai figli al cristianesimo. Dopo aver preso gli ordini minori e aver mosso i primi passi nell’ambiente ecclesiastico veneziano, Da Ponte viene nominato insegnante di “belle lettere” al Seminario di Treviso. Nelle sue Mémoires descrive così quella che sarà la “Piccola Atene” di Buzzati:

un paese abbondante di dotti e di perspicui ingegni, che ispirava agli animi nobile emulazioni; un prelato sapiente, una bella società amica delle lettere e dei letterati: un clima che, colla purità, giocondità e freschezza parea creare le fantasie ed empiere di foco i poeti, formarono per più di due anni le vere delizie della mia terra

Appena due anni dopo, nel 1776, a seguito della pubblicazione del sovversivo trattato «L’uomo per natura libero», Da Ponte sarà sollevato da ogni incarico e bandito da Treviso. Ma non solo: amante dei piaceri e della vita mondana (fianco a fianco dell’amico Casanova, il famoso seduttore), si lancia in una relazione con una donna sposata che gli vale una denuncia per adulterio e l’esilio per quindici anni. Dopo una breve parentesi a Gorizia, Da Ponte viaggia per l’Europa. Soggiorna a Dresda presso il famoso librettista Caterino Mazzolà (conosciuto a Venezia nel salotto dei Memmo) che lo introduce nell’ambiente teatrale presentandogli Metastasio e Salieri. Quest’ultimo, anch’egli veneto, riconosce il diamante grezzo e lo vuole a Vienna dove verrà nominato “poeta dei teatri imperiali” alla corte di Giuseppe II d’Austria. Di lì a poco il Da Ponte farà la conoscenza di Mozart e subito nasce un’intesa vincente: avanguardisti, eccentrici e sprezzanti del pericolo, i due vogliono riadattare per la scena musicale Le Mariage de Figaro di Beaumarchais, una commedia vietatissima per il suo contenuto socialmente sovversivo (siamo alla vigilia della Rivoluzione Francese: “Qu’on lui coupe la tête!!!”)
Librettista instancabile, lavora a tre opere contemporaneamente: L’albero di Diana di Martín y Soler, Don Giovanni di Mozart e Axur, re d’Ormus di Salieri. La sua ricetta? “Una bottiglia di Tockai sulla destra, il calamaio nel mezzo, una scatola di tabacco di Siviglia a sinistra. E una bella giovinetta come musa”

(n.d.a: Il gusto del Tockai ungherese doveva sicuramente essergli famigliare! Uno scritto di Agostino Fapanni risalente al 1771, infatti, testimonia la presenza di questo “vitigno dalle cui uve si otteneva un ottimo vino bianco” nel territorio di Lison, poco distante da Portogruaro, dove Da Ponte frequenta il seminario fino al 1773.)

Statua di Lorenzo Da Ponte a Ceneda (Vittorio Veneto)

Poco dopo il debutto di Così fan tutte (1790), la comparsa di un pamphlet anti-Da Ponte lo scredita agli occhi del neo imperatore Leopordo II, che pone fine al suo contratto e lo invita a lasciare Vienna. Da lì iniziano una serie di soggiorni prima a Trieste, poi in Inghilterra, Belgio e Olanda, per poi ritornare a Treviso, e ripartire di nuovo per Londra. Nel 1805, per fuggire ai numerosi creditori e alla galera, si imbarca sulla nave Colombia verso il Nuovo Continente. Che personaggio dalle mille risorse! A Filadelfia fa lo speziale, a Elizabethtown il distillatore di liquori, a Sunsbury l’imprenditore nei trasporti, a New York l’insegnante di italiano al Columbia College. Amante delle lettere e nostalgico del Bel Paese, il Da Ponte si dedica alla traduzione di grandi classici e alla diffusione della cultura italiana, arrivando a fondare una biblioteca di libri italiani a New York. E poi un grande ritorno di fiamma, il teatro. Si butta a capofitto nella prodigiosa impresa di importare l’opera lirica negli Stati Uniti e farla conoscere al grande pubblico neofita… e che successo! Nel 1825 mette in scena Il barbiere di Siviglia, per proseguire con il suo Don Giovanni e poi Cenerentola. Nel 1833, grazie a una raccolta di fondi straordinaria (ben 150.000 dollari), riesce a sovvenzionare la costruzione di un teatro d’opera a New York, che verrà inaugurato l’anno seguente con La Gazza ladra. Trascorre gli ultimi anni della sua vita – piena di peripezie, invero – in tranquillità e si spegne nel 1838 alla veneranda età di 89 anni. Con sentita partecipazione dal suo pubblico, viene celebrato un funerale in gran pompa nella cattedrale di Saint-Patrick. L’ironia della sorte vuole che le sue spoglie, come quelle dei suoi amici Casanova e Mozart, siano andate disperse.

Da Ponte ha lasciato ai posteri un’eredità letteraria eccezionale fatta di più di venti libretti, un’infinità di poesie, saggi, traduzioni, e manuali di storia della lingua e letteratura italiana. Vittorio Sgarbi lo annovera, insieme a Donatello, Giotto, Michelangelo, Brunelleschi, Verdi e Mozart, tra le personalità italiane ammirate nel mondo.

Sono intitolati a Lorenzo Da Ponte il Teatro di Serravalle e l’Accademia teatrale di Vittorio Veneto, che ci auguriamo possano riprendere le loro attività al più presto.

Matteo Tarantola
Matteo Tarantola nasce a Treviso nel 1993. Specializzato in letterature comparate, si laurea in Lettres Modernes all’Università di Borgogna con una tesi sul rapporto tra poesia e musica. Insegnante di lingua italiana a Nizza, continua la sua attività di ricerca collaborando con la rivista Studi Francesi.

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