Freya Stark – Il viaggio come metafora della vita

Nella provincia di Treviso c’è un borgo, tra i più belli d’Italia, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fu ritrovo di artisti, artiste, scrittori, scrittrici e intellettuali italiani e stranieri: Asolo. In particolare nel corso dell’Ottocento Asolo diventa tappa del Grand Tour che soprattutto gli inglesi effettuano in Italia. Asolo “Città dei cento orizzonti” (definizione coniata da Giosuè Carducci) è denominata oggi anche “Città delle donne” poiché il borgo intreccia la propria storia nei secoli con tre donne simbolo della propria epoca: Caterina Cornaro (1454-1510), Regina di Cipro, di Gerusalemme e di Armenia e Signora di Asolo, che trasformò la propria corte nel borgo trevigiano in un salotto di artisti e letterati, tra i più importanti del tempo, e si dedicò a opere pie tra cui la fondazione di un monte di pietà; Eleonora Duse (1858-1924), attrice e capocomica teatrale di caratura internazionale, forse oggi più conosciuta per la problematica storia d’amore con Gabriele d’Annunzio che per le proprie interpretazioni e che tra una tournée e l’altra si riposava nella propria dimora asolana; Freya Stark (1893-1993) esploratrice, cartografa, viaggiatrice e scrittrice inglese di cui vi voglio parlare in questo articolo.

Il desiderio di viaggiare e il fascino per l’Oriente nascono in Freya a nove anni, quando riceve in regalo il libro “Le mille e una notte”. Sfogliando le pagine, leggendo le storie narrate da Shahrazād, Freya sogna di raggiungere quei luoghi favolosi e per tutta la vita da adulta viaggia soprattutto nelle zone del Medio Oriente, aprendo strade fino ad allora mai percorse.
Per assaporare meglio il viaggio e sfruttare al massimo gli incontri Freya studia arabo e persiano all’Università di Londra. Nel 1928 si imbraca per il primo viaggio su una nave con destinazione Beirut. Per tutta la vita viaggerà in Libano, Iraq, Iran, Arabia Saudita, Turchia e Afghanistan.


Nel 1933 riceverà il premio della Royal Geographical Society per aver tracciato nuove vie in luoghi inesplorati nel deserto dell’Iran occidentale. Durante la seconda guerra mondiale grazie alle proprie conoscenze, Freya lavora per il Ministero dell’Informazione britannico creando la rete Ikhwan al Hurriya (Confraternita della Libertà) mirata a persuadere gli arabi a sostenere gli Alleati o almeno alla neutralità.

Alle varie spedizioni Freya Stark ha unito l’attività di scrittura lasciandoci molti libri dei suoi viaggi in Medio Oriente e alcune autobiografie, tra cui La valle degli assassini (1934), Lettere dalla Siria (1942), Una carovana nell’Arabia del Sud (1949), Ionia (1954), Una vetta del Darien (1987) e Effendi (1988). Non sono solo libri che descrivono viaggi e imprese affascinanti, ma veri e propri ragionamenti intorno al concetto di viaggio.


«Se mi si chiedesse di elencare i piaceri del viaggio, direi che questo è uno dei più importanti: che così spesso ed inaspettatamente si incontra il meglio della natura umana, e vederlo così, di sorpresa e spesso in situazioni talmente improbabili, si arriva, con un piacevole senso di gratitudine, a realizzare quanto ampiamente siano sparse nel mondo la bontà e la cortesia e l’amore per le cose immateriali, che fioriscono in ogni clima, su qualsiasi terreno.» (Freya Stark, Le valli degli assassini)

«Viaggiare, significa ignorare i fastidi esterni e lasciarsi andare interamente all’esperienza, fondersi con tutto quello che ci circonda, accettare tutto quello che succede e così, in questo modo, fare finalmente parte del paese che si attraversa. È questo il momento in cui si avverte che la ricompensa sta arrivando».

E credo che ancora oggi la storia di Freya Stark e la lettura dei suoi libri possano ispirare soprattutto le donne al viaggio, anche in solitaria.
Oggi potete visitare il Museo Civico di Asolo, che dedica una sezione a Freya e ai suoi viaggi, e la sua villa nel cui giardino è stato rinvenuto un teatro di origine romana.

Emiliana Losma, storica delle donne

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