Sono molte le leggende sulla nascita di Treviso. In questo contributo ve ne voglio proporre una non molto conosciuta, che recupera un pezzo di Storia delle Donne di Treviso e che ci pone delle domande rispetto alle narrazioni che portiamo avanti sulla storia della città.
Infatti, se pensiamo a Treviso, quali sono le donne che ci vengono in mente? Quali sono i personaggi storici a cui affidiamo la costruzione di una memoria condivisa e che raccontiamo agli amici e alle amiche che vengono in visita in questa bellissima città? O che diventano il simbolo per eventi, incontri, rassegne culturali?
Studiando la storia della città di Treviso emerge che gli statuti comunali cittadini del 1231 – conservati presso la Biblioteca di Borgo Cavour – si aprono con una miniatura raffigurante l’emblema della città, uno stemma dei Tre visi noto come l’allegoria della Dea Prudenza, dea a tre facce, ai cui i Romani avevano eretto un tempio nella Piazza Sant’Andrea, nel luogo dove successivamente è sorto il castello del Comune, e in seguito il palazzo dei conti Onigo.
Matteo Sernagiotto, uno dei principali storici trevigiani dell’Ottocento, scrive in un libro dedicato alla Treviso del Seicento a tal proposito
certo sembra che nei tempi anteriori ai Romani in questo sito, tra la piazza e il Sile, sorgesse un’alta torre con sulla vetta il simulacro di candido bue e il motto Memor, in commemorazione della invasione d’Osirde, rappresentato dal Toro. Ai tempi dei romani, nel luogo della torre si innalzava un Tempio alla Dea Prudenza (Dea a tre facce). Da ciò Trervisium e una Loggia suddetta e ovunque nelle piazze e nei pubblici luoghi se ne scorgeva l’immagine. Presso al suo tempo si adunavano i padri della patria e al V secolo, caduto l’impero romano, l’aiuto della Dea viene messo da parte, dopo le invasioni e le distruzione di Attila.
Nel Medioevo la Prudenza (raffigurazione della virtù) veniva rappresentata infatti come una giovane donna con tre teste accompagnata solitamente da due attributi: il serpente e lo specchio. Il serpente simboleggiava l’intelligenza usata contro le avversità e l’associazione serpente/tempo esplicitava come la prudenza fosse figlia del tempo, cioè dell’esperienza, non l’astuzia che spinge al peccato. Lo specchio era legato al motto delfico “Conosci te stesso”, via per l’introspezione e la conoscenza interiore. Un esempio ancora visibile lo potete vedere sul pavimento del Duomo di Siena.
Nel Rinascimento questa rappresentazione declinata al femminile viene sostituita da quella di un uomo con tre teste, la cui raffigurazione più celebre è il quadro di Tiziano Vecellio, Allegoria della Prudenza o Il Tempo governato dalla Prudenza (1565-1570, oggi conservato presso la National Gallery di Londra). Essere saggi equivale a essere prudenti, cioè avere capacità di memoria, intelligenza e previsione ed ecco quindi la rappresentazione di passato, presente, futuro, nelle tre età della vita: giovinezza, maturità e vecchiaia. Il passaggio di una simbologia al maschile può aver contribuito a occultare la presenza del femminile nella storia di Treviso.
E infatti le guide turistiche descrivono la fontana dei Tre visi posta in via Bailo, davanti al Palazzo del Municipio, come emblema della città. La fontana è formata da tre visi maschili che rappresentano i tre nuclei originari della città: piazza dei Signori, piazza Duomo e piazza sant’Andrea.
Ma è proprio a questo che servono gli studi di storia delle donne e la visione di genere. Oggi possiamo recuperare non solo la narrazione della Dea Prudenza da diversi documenti d’archivio e libri, ma possiamo anche creare altre connessioni con simboli simili.
Vi propongo quindi di legare l’Allegoria della Dea Prudenza a quella di Ecate trimorfa. Ecate era una dea pre-ellenica antichissima, associata anche a Persefone e Demetra con cui forma la triade fanciulla, madre e crona. Ecate incarna l’archetipo della trasformazione. Gli Inni Orfici (raccolta di 87 inni a dei/dee risalente al II o III d.c) descrivono Ecate come «protettrice delle strade, […], trivia, amabile, celeste e terrestre e marina, dal manto color croco, […] notturna, protettrice dei cani, regina invincibile, annunciata dal ruggito delle belve, senza cintura, d’aspetto imbattibile, domatrice di tori, signora che custodisce tutto il cosmo». Una buona matrona anche per la nostra amata città e che merita di essere riscoperta e narrata.
Emiliana Losma, libera ricercatrice di storia delle donne. A Treviso collabora principalmente con Rete al Femminile e SOVV. realizzando incontri, laboratori e percorsi incentrati sulla storia delle donne e sulla sua valorizzazione.
www.emilianalosma.it