Trevisoemozioni racconta persone, la loro vita, il loro lavoro. Racconta di come il vero successo sia prima di tutto impegno e amore per ciò che si fa. Ci ha colpito la storia di Cinzia Recci, insegnante ed autrice di testi per i più piccoli, con nel cassetto altri progetti letterari anche per gli adulti.
Nella presentazione del suo primo libro scrive: “Spiegare raccontando permette di rendere accessibile anche ciò che sembra difficile.” Il fascino della pagina scritta qui si coniuga con l’applicazione di un nuovo metodo d’insegnamento per quanto riguarda la fonetica inglese; abbiamo pensato di incontrare la maestra Cinzia e di rivolgerle alcune domande per conoscere meglio la sua attività.
Quando e come ti è venuta l’idea di scrivere Fonetica Solletica e i doni sonanti?
Molti anni fa… Circa una ventina. Stavo facendo esercitare i miei alunni più piccoli sui numeri in inglese e notavo che facevano fatica a ricordare come si leggevano le parole. Tendevano a leggerle così come erano scritte, come si fa in lingua italiana. Ma in inglese le lettere (grafema) non corrispondono al loro suono (fonema). Ho pensato, quindi, che i simboli della fonetica internazionale li avrebbero aiutati. Ma… hai presente? Sono difficili da disegnare e da ricordare. Un pomeriggio, mentre ero davanti a loro, ho improvvisato… li ho fatti sedere in cerchio di fronte a me e ho raccontato di avere un’amica speciale, una fata che viveva in un bosco lontano e che mi aveva regalato dei doni, dei simboli magici che li avrebbero aiutati a leggere le paroline anche senza di me… i doni sonanti! Quel giorno è nata la storia del primo simbolo. Non ti dico il loro entusiasmo! Ogni volta che facevamo lezione mi chiedevano della fata e di nuovi doni! E così, di lezione in lezione, di improvvisazione in improvvisazione, è nata la storia. La uso da anni nelle mie classi e tutti i miei alunni si destreggiano bene con i simboli. E’ un metodo funzionale e funzionante. Sta aiutando anche molti genitori a seguirli meglio a casa. Per quanto riguarda la storia di per sé, essendo nata per e con i bambini, è stata illustrata da una di loro… cresciuta! La mia ex alunna Eleonora Graziani.
Perché ti piace insegnare ai bambini?
Insegnare ai bambini è un’emozione unica! Emotivamente, lo sguardo di un bambino è lo sguardo di chi ha fame di sapere e per chi insegna questa è una forte motivazione. E’ incredibile la gioia che provo quando, dopo il quinquennio, saluto alunni che sanno esprimersi, anche se semplicemente, in lingua inglese. Cominciano la scuola primaria sapendo solo qualche parolina ed escono con competenze linguistiche, più o meno alte, ma in grado comunque almeno di parlare di se stessi e chiedere agli altri qualcosa di loro. I bambini hanno entusiasmo e dolcezza che trasmettono a chi insegna loro. Dal punto di vista della disciplina, i piccoli sono estremamente ricettivi, hanno molta facilità ad apprendere parole, frasi, strutture e pronuncia. Anche se, per far sì che questo avvenga, l’insegnamento deve essere spesso di tipo ludico. Anche la riflessione grammaticale va presentata in modo divertente, pratico. Canti, balli, giochi, filastrocche, gare, mi serve tanta energia!
Come è stato accolto il tuo libro?
Ogni anno presento la storia a un gruppo classe nuovo e devo dire che ogni volta i bambini la accolgono con grande entusiasmo. Per loro vedere scritto ciò che mi vedono “recitare” e che vivono durante le lezioni, è bellissimo. Spesso mi chiedono di chiamare la fata! Molti hanno il libro a casa, alcune bimbe lo tengono addirittura sul comodino, e i più temerari giurano addirittura di aver visto Fonetica tra le foglie degli alberi! Ho una cartella piena di disegni fatti da loro sulla storia e i personaggi.
Hai incontrato delle difficoltà?
Non nego che ci siano state difficoltà. Prima tra tutte, trovare il tempo da dedicare alla stesura del libro. Come ho spiegato, l’idea mi è venuta in mente tantissimi anni fa. Ogni volta tornavo a casa e, in un vecchio quaderno, buttavo giù due righe su ciò che avevo inventato in classe. Ma prima di riuscire a scrivere la storia sono passati anni… Sono arrivata al 2017. Trovare il tempo per scrivere, per chi fa un altro lavoro, non è semplice. La seconda difficoltà è stata trovare un editore che credesse nel mio racconto, nel mio metodo, nella mia proposta. Questa è sempre una grande difficoltà. Ci sono molti scrittori e molte storie che meritano di essere pubblicate. C’è una grande concorrenza. Ma non bisogna arrendersi e si deve continuare a provare, si deve credere in ciò che si è fatto.
È in uscita il tuo secondo libro per bambini in inglese e hai altri progetti, cosa significa per te scrivere?
Sì, è in uscita il mio secondo libro. In questo periodo la mia editrice sta lavorando con il suo staff all’impaginazione. Nell’attesa sto lavorando al terzo. Sto scrivendo la continuazione della storia di Fonetica Solletica, non è facile trovare il tempo e l’energia per farlo. Ma sono motivata e spinta dai miei alunni, i miei più grandi fan! Mi chiedono di continuo: “Teacher, quando esce la nuova storia di Fonetica?”
Cos’è scrivere per me? Passione, senso di libertà, amore per gli altri… e per la vita. Scrivere è poter avere cento anime e tante vite. E’ poter fermare il tempo. E quando il tempo di mettermi in gioco, davanti a una pagina bianca, non c’è… è in quel momento che mi rattristo.
Sei un’insegnante che ama scrivere o una scrittrice che ama insegnare?
Allora… Ho una immensa considerazione e stima per gli scrittori. Tanto che non potrei mai definirmi scrittrice. Non mi sento e non sono all’altezza del termine. Sono una donna che ama insegnare. E che amerebbe scrivere anche se non insegnasse.
Com’è il tuo rapporto con Treviso?
Treviso… Sono decisamente campanilista! Mio padre è napoletano ma io sono nata e cresciuta in questa splendida città, non ho mai voluto spostarmi. Per dirla come gli inglesi “It’s my cup of tea”. E’ piccolina ma preziosa come uno scrigno; il centro ha esattamente tutto quello che una persona come me cerca, spazi verdi anche di ampio respiro, tutto accessibile a piedi e in bicicletta, non ci sono ammassi soffocanti di cemento… Vedo le sue piazze e i suoi vicoli da quando sono nata, ma ogni volta che alzo gli occhi per guardare su… lei mi sorprende. La sua bellezza non annoia! Ma anche la sua provincia è particolare. Ad esempio, Monastier. Insegno lì da 25 anni. La gente è disponibile, c’è molto verde e ci sono angoli che levano il fiato. Adoro l’Abbazia dei fantasmi (Santa Maria del Pero), col suo chiostro romanico: merita una visita!
Cinzia Recci, laureata in Lingue e Letterature Straniere, è insegnante specialista di inglese nella scuola primaria.